UNO YOGI GENTILE -
Prima parte
Nel mese di
Settembre del 1984 mentre mi recavo a Vrindavana per festeggiare il mese di Karthika
mi fermai a Nuova Delhi per partecipare al festival del Ratha yatra che si
svolgeva vicino a Red Fort.
Arrivai nel primo
pomeriggio alla grande area dove i devoti avevano installato vari pandals di
supporto al festival dei carri che si sarebbe svolto nel tardo pomeriggio visto
il caldo che c’era.
Misericordiosamente
ancora prima di rendermi ben conto della situazione un giovane bramhacari mi
corse incontro e mi chiese se potevo urgentemente aiutarlo.
Please, please can you help me!
Can you help me!
Non
potei fare altro che seguirlo fino ad un grande padiglione dove era stata allestita
una cucina da campo. Velocemente mi presentò un signore distinto di mezza età
che aveva un viso bellissimo, incorniciato da un sorriso divino. Il suo nome
era Gurusiva e come mi dirà in seguito, durante il tempo che trascorsi in sua
compagnia, solo da pochi mesi si era avvicinato ai devoti di Krishna.
Praticamente
io e Gurusiva dovevamo confezionare dei piccoli contenitori di carta colorati riempiendoli
con delle bustine contenenti varie misture alimentari di tutto un po’ donate da
un agiato membro a vita quello stesso pomeriggio e che sarebbero state
distribuite durante la sfilata dei carri del Ratha yatra.
Io
rimasi totalmente incantato dall’eleganza, dalla gentilezza e potrei continuare
ancora ed ancora ad elencare le affascinanti qualità di Gurusiva.
Con
una grande quantità di contenitori da confezionare e seduti uno di fronte
all’altro, se pur molto limitato dal mio inglese, meglio capito che parlato, iniziò
per noi una brevissima, ma molto intensa e fruttuosa storia di amicizia, soprattutto
per me.
Gurusiva
abitava con il padre, ormai molto anziano non lontano dal Red Fort vicino alla
riva della Yamuna in una zona immersa nel verde. Suo padre (come scoprirò più
tardi) era stato un importante dirigente delle ferrovie Indiane.
Infatti
non riuscivo a capacitarmi di come una distinta ed elegante persona come lui (indossava
un lungo ed elegantissimo kurta finemente ricamato) potesse essere impegnato in
un servizio così umile.
Ma
lui volle sapere subito dell’Italia e di come vivesse la gente in un paese così:
“pieno di storia, di sapere e di religiosità”. Se ben ricordo le sue parole
esatte. In risposta gli raccontai del boom del movimento di Sri Caitanya in
quegli anni in Italia, giunto fin lì esclusivamente per la misericordia di
Srila Prabhupada e dei suoi primi discepoli, e di come nulla sembrasse impossibile,
a quei tempi, per i devoti Italiani.
Cera
qualcosa in Gurusiva che mi affascinava ma allo stesso tempo mi metteva
soggezione, non riuscivo a dargli un età precisa: i suoi gesti, i suoi
movimenti erano quelli di un giovane e vigoroso uomo, invece il suo modo di
parlare e soprattutto il suo sguardo intenso e penetrante erano quelli di un
uomo maturo e saggio.
Non
sapendo come cominciare, gli rivolsi la domanda più banale: che cosa fai nella
vita?
Gurusiva
in tutta risposta mi disse che non era facile rispondere alla mia domanda.
Sembrava volesse dirmi: “non so se adesso ho voglia di parlati della mia vita”.
Eppure
continuò dicendo che da alcuni mesi aveva iniziato a studiare la Bhagavad-gita così
com’è di Srila Prabhupada e a frequentare i devoti di Krishna.
Mi
disse anche che in passato aveva fatto parte di un gruppo di ricercatori e studiosi
praticanti del sistema yoga che Patanjali aveva indicato nei suoi famosi Yogasutra.
continua…
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Alla fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in
India e…
UNO YOGI GENTILE - Seconda parte
Adesso mi era tutto chiaro, Gurusiva non poteva essere una persona
qualunque!Comunque mi accorsi che voleva tagliare corto, non sembrava molto a suo agio nel parlare di se stesso e del suo passato.
Disse solo che aveva praticato a lungo arrivando però, solo a sfiorare ciò che aveva sperato tanto di trovare.
Poi un giorno avvenne l’incontro con la Bhagavad-gita così com’è di Srila Prabhupada ; “sembrava ci tenesse molto a dire: così com’è”. Mi raccontò di come un componente del suo gruppo di ricerca, come lui lo definì, stava esaminando, varie edizioni della Bhagavad-gita, fra le quali anche quella di Bhaktivedanta Swami e non sa spiegarsi come, il libro gli capitò fra le mani. Successe qualcosa, mi disse mentre sorrideva, tutto divenne più complicato! E scoppiò a ridere. "Non ero più sicuro del metodo di ricerca che stavamo seguendo. Poi dovetti tornare a casa per assistere il mio anziano padre negli ultimi giorni della sua vita terrena. A quel punto incontrai i devoti che mi introdussero alla coscienza di Krishna e alla recitazione del Santo Nome del Signore Sri Krishna".
Proprio in quel momento, da un’auto che si era fermata li vicino scesero alcuni devoti che si diressero verso di noi con l’espressione di bambini che ne hanno combinata una grossa e vogliono farsi perdonare. Io non potei capire cosa dicevano perché parlavano in Hindi, ma potei comprendere che erano mortificati nel vedere Gurusiva impegnato in una attività così umile. Capii che ciò che il giovane e inesperto brahmacari aveva fatto con me lo aveva fatto in precedenza anche con Gurusiva. Essendo le prime ore del pomeriggio evidentemente nessun devoto che conoscesse Gurusiva personalmente era presente così quel nuovo brahmacari super entusiasta aveva avuto campo libero e Gurusiva umile e gentile come era non aveva saputo rifiutare la sua urgente richiesta d’aiuto.
Immediatamente realizzai che non avrei mai potuto conoscere così facilmente una persona come lui se non fosse stato per quel arrangiamento speciale.
Durante la sfilata dei carri ogni tanto lo rividi sempre con quel suo sorriso felice e misterioso.
Terminato il Ratha yatra, nella grande radura antistante il Forte Rosso “chiamato cosi perché edificato interamente con pietra arenaria rossastra” venne distribuito il prasada seguito da uno spettacolo di danza e musica tradizionale.
Mi trovavo in compagnia di altri devoti seduto sul prato discutendo piacevolmente quando mi sentii poggiare una mano sulla spalla. Era Gurusiva. Mi fisso con quel suo sguardo penetrante ma gentile e mi chiese: domani sei ancora a Nuova Delhi? Si risposi io!
(In realtà avevo già programmato di partire con l’autobus diretto a Vrindavana il mattino seguente ma fu tale la sorpresa di rivedere Gurusiva che risposi di si in modo automatico).
"Perché domani in mattinata non vieni a trovarmi? C’è la moglie dell’assistente di mio padre che è una cuoca bravissima e molto devota, vorrei farti assaggiare la vera cucina Indiana così poi mi potrai dire se quella Italiana è ancora la migliore".
Incredulo ma felicissimo accettai senza esitare il suo invito.
Gurusiva mi scrisse l’indirizzo e mi spiego cosa dire al taxista per arrivare senza problemi alla sua residenza.
E’ detto: chi si abbandona al divino volere verrà immediatamente ricompensato. Evidentemente dovuto al fatto che, se pur appena giunto in India, appena giunto in quel luogo per partecipare al festival del Ratha yatra, ma subito catturato e impegnato nel nettareo servizio devozionale al Signore e ai Suoi devoti, la ricompensa era giunta inaspettata e immediata.
continua…
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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in
India e…
UNO YOGI GENTILE - Terza parte
Alloggiavo a Connaught Place e da li presi
un taxi alle 10 circa del mattino seguente diretto nella zona di P&T Colony
accanto alla riva della Yamuna nelle vicinanze di Red Fort.
In pochi minuti arrivammo in una zona
residenziale con molti alberi e tanto verde che era stranamente molto ordinata
e pulita. Il taxi si fermò davanti ad un grande cancello. Suonai il campanello
e pochi istanti dopo un anziano signore mi aprì dandomi il benvenuto. In un
attimo fui proiettato in un altro mondo. Gurusiva era poco distante e appena mi
vide mi fece un cenno venendomi incontro congiungendo le mani in segno di benvenuto.
Mi fece accomodare sotto a un grande pergolato
di bouganville multicolori e mi offrì una fresca e gustosissima bevanda
dissetante.
Volle assolutamente che gli raccontassi come
era la vita di un devoto di Krishna all’interno di una comunità che si trovava
in uno dei luoghi più famosi al mondo per cultura ed arte. Gli dissi che in
quel periodo vari artisti da tutto il mondo erano arrivati a Villa Vrindavana
per cogliere lo spirito artistico e spirituale di quei luoghi che avevano visto
nascere uno dei periodi più luminosi che l’umanità avesse conosciuto. Mi chiese
se anch’io fossi un artista: l’ego mi sali alle stelle e risposi di no ma che in
certe occasioni mi era capitato di collaborare con loro, infatti gli raccontai
che avevo costruito per loro enormi cavalletti da pittore usando il
profumatissimo legno dei nostri cipressi Toscani e che avevo anche ricevuto l’immeritata
benedizione di poter scolpire le grandi divinità di Sri Jagannatha, Sri Baladeva
e di Srimati Subadra Maharani per il nostro altare di Villa Vrindavana.
Capii subito dalla sua espressione sorniona che
Gurusiva mi aveva inquadrato benissimo ma in un modo o nell’atro mi aveva preso
in simpatia; questo fa parte dell’inconcepibile diletto del Signore.
Fino a questo punto ho preferito descrivere anche
i contorni delle varie situazioni per poter meglio entrare nella parte
essenziale di questo mio racconto che vorrei adesso continuare in modo più
sintetico.
Scoprii che Gurusiva
aveva 72 anni! Non ne dimostrava più di 60 tanto il suo aspetto era giovanile e
pieno d’energia. Aveva fatto parte per più di trent’anni di una comunità di
yogi e ricercatori che praticavano o meglio cercavano di verificare
l’attuabilità pratica e l’attendibilità scientifica degli insegnamenti contenuti
nel famoso trattato yogasutra di Patanjali.
Mi disse che non si era mai sentito veramente
e completamente soddisfatto dei risultati ottenuti, e soprattutto ora che aveva
iniziato un approfondito studio della Bhagavad-gita di Srila Prabhupada si era
reso conto di aver ottenuto solo una parvenza di quella realizzazione che aveva
inseguito a lungo e che aveva tanto sperato di ottenere. Nonostante ciò affermò
con ferma convinzione che la parte pratica “esecuzione degli yoga asana e
pranayama” aveva rivelato risultati inaspettati ed estremamente positivi a
livello psicofisico.
Ora che si era avvicinato alla coscienza di
Krishna aveva dovuto fare alcuni arrangiamenti per poter coltivare sia l’una
che l’altra. Mi disse che ogni mattina prima di ogni altra cosa, a parte le
abluzioni, praticava per il periodo di 2 danda “48 minuti” principalmente
“sirsasana e viparita karani mudra” seguite da una brevissima serie di esercizi
di mantenimento. Poi si impegnava con rinnovato entusiasmo nella sadhana
quotidiana.
Mi ricordo molto bene che per un attimo, che
a me sembrò interminabile poiché mi sentii completamente messo a nudo, mi fisso
con intensità dritto negli occhi e mi disse che anche il benessere psicofisico era
molto importante sulla via del progresso spirituale; “La tua salute sembra
essere un po’ cagionevole e purtroppo ho notato che anche tanti altri devoti mostrano
vari problemi analoghi”.
continua…
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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in
India e…
UNO YOGI GENTILE - Quarta parte
Gurusiva continuò spiegandomi che osservando
i grandi santi e asceti dell’India antica si poteva notare che nonostante possedessero
una costituzione apparentemente esile in realtà erano perfettamente in salute e
colmi di energia. Questo era dovuto principalmente alle loro pratiche regolate
e regolari, al controllo dei sensi e della mente e alla fortissima motivazione che
li sosteneva verso il raggiungimento del loro scopo ultimo. Oggi tutto questo sembra
essere molto più difficile e solo quei pochi che riescono a sviluppare un intenso
e genuino desiderio per progredire non per ego ma mossi da un sincero
sentimento di riconoscenza e di devozione, riescono a mantenere questo delicato
ed essenziale equilibrio. Per una persona fragile nel corpo e nella mente
ottenere questo equilibrio è pressochè impossibile. Poi
sorridendo continuò dicendo: comunque ho letto recentemente Srila Prabhupada affermare
che per il devoto di Krishna la parola impossibile non esiste, quindi!
Non è facile spiegare come mi sentii in quel
momento. C’è stato un periodo della mia vita, prima di unirmi al movimento, che
assumevo quasi più medicine di quello che mangiavo! Sono nato il 27 Dicembre del
1951 in
una notte innevata e gelida alle 4 del mattino in una antica fattoria della
bassa pianura Modenese. A qui tempi non esisteva riscaldamento, così appena
nato il mio piccolo corpo divenne gelido e si ammalò. Una volta cresciuto non
passava occasione in cui mia zia Delfina vedendomi dicesse a tutti i presenti
in stretto dialetto Modenese (ato salva mì, ato salva mì) “ti ho salvato io, ti ho salvato io” e raccontava tutta
eccitata che nonostante pesassi 5
kg alla nascita, -ero il settimo figlio di mia madre che
mi ha allattato fino a 5 anni- ero gelido per il freddo che c’era quella notte in
casa. Così mi strinse sul suo ventre caldo per tutta la notte salvandomi di
certo la vita. Purtroppo questo non mi impedì di contrarre una fortissima broncopolmonite.
Ho trascorso mesi e mesi durante gli anni della mia giovinezza in ospedale per
curarmi.
Gurusiva mi mise una mano sulla spalla amichevolmente
per incoraggiarmi dicendomi: “tu hai il corpo e la fisionomia di uno yogi
perché non pratichi un po’ di yoga? Lo so che per i devoti la cosa più
importante è il canto del Santo Nome ma un po’ di yoga non ostacolerà di certo
la tua pratica spirituale regolata”.
Come avrei desiderato avere un registratore
per conservare tutti i preziosi suggerimenti che mi diede, purtroppo nel 1984
non era disponibile la tecnologia di oggi. Comunque quello che pazientemente mi
indicò fu più che sufficiente ad aiutarmi per far migliorare notevolmente la mia
salute psicofisica e il mio entusiasmo.
Per un devoto la vera sorgente di
ispirazione e di cambiamento non è niente altro che la via dell’amore e
devozione verso il Signore e i Suoi amati servitori.
Se c’è anche solo una briciola di buono in
me lo devo soprattutto alla fortuna che il Beato Signore mi ha dato nel provare
grande piacere nell’ascoltare infaticabilmente e con entusiasmo ogni giorno dalla
diretta voce dei Suoi cari e amati servitori narrare le Sue infinite glorie.
Tutto ciò che ho appreso è dovuto soprattutto a questa attività che in modo
costante ho portato avanti con grande soddisfazione e determinazione. Ma
permettetemi anche di dire che negli anni addietro, quando la mia salute era
molto più malferma, non riuscivo a seguire sufficientemente bene in modo regolato
e continuo le mie pratiche spirituali.
Gurusiva mi spiego che con la semplice
pratica quotidiana della postura sirsasana per la durata di un danda e mezzo, 32
minuti, fino ad un minimo di 1 danda, 24 minuti, (la perfezione, come viene affermato
anche nella “Gheranda Samhita” sarebbe di 2 danda (48
minuti) al mattino e 2 danda al pomeriggio, ma ciò è praticamente impossibile
per noi comuni mortali), imparando a concentrare la mente attraverso l’ascolto attento
del suono trascendentale, -l’ascolto attento aiuta a controllare le normali funzioni
della mente decongestionandola
e stabilizzandola-, avrei potuto migliorare
notevolmente le mie condizioni psicofisiche.
Mi spiegò ulteriormente che sirsasana, fra le sue tante caratteristiche, stimola
il nervo vago che è il più importante dei nervi cranici che si dirama nei
principali organi del corpo e che influenza notevolmente le condizioni
energetiche e dell’umore e che dovuto al capovolgimento dell’intero corpo rinnova
il lento e quasi stagnante denso flusso sanguigno del basso ventre e genera un
azione ipertonica in tutta la corteccia celebrale
super irrorandola di sangue e quindi di ossigeno fresco, generando un diffuso senso
di soddisfazione e benessere.
continua…
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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in
India e…
UNO YOGI GENTILE - Quinta parte
A quel punto Gurusiva mi invitò a seguirlo.
Entrammo da un grande portale che immetteva in un ambiente dal pavimento di
legno scuro e liscio con le pareti interamente decorate con tinte molto tenui e
delicate. Una di queste pareti era formata da una enorme vetrata trasparente
che si affacciava su un idilliaco giardinetto verdeggiante che ricordava lo
stile dei giardini Giapponesi con i suoi alti bambù, piante molto curate e
fiori di ogni tipo disposti in aiuole ordinate limitate da sentieri di candidi
ciottoli tondeggianti. Mentre ero ancora
assorto nella contemplazione di quel luogo così particolare e straordinario
Gurusiva mi disse che era qui che svolgeva il suo sadhana. Sistemò una stuoia a
terra e poi prese una cosa che somigliava ad una ciambella con il buco e la
poggiò sulla stuoia. Poi si avvicino ad un tavolinetto poggiato al muro e da un
piccolo contenitore con l’aiuto di un cucchiaino si verso qualche goccia
d’acqua prima sulle mani poi sui piedi quindi sulla testa, poi congiunse le
mani rimanendo immobile per qualche attimo sussurrando dei mantra, quindi semplicemente
si piegò in avanti mettendosi dritto sulla testa poggiata al centro di quel
particolare cuscinetto a forma di ciambella rimanendo completamente immobile.
Non ricordo quanto tempo passo ma sicuramente non più di 5 minuti durante i
quali vidi qualcosa di incredibile. Ad un certo punto, sempre mantenendo gli
occhi chiusi, sciolse le mani da dietro la nuca e alzò le braccia poggiandole
ai fianchi restando in equilibrio solo sulla testa senza compiere nessun
movimento di aggiustamento. Sul suo viso non apparve nessuna smorfia o altro,
per un attimo mi sembrò che lui fosse dritto in piedi e io capovolto tanto
sembrava essere tutto così naturale.
Una volta che si fu rialzato mi disse la
famosa frase a riguardo delle asana: l’asana deve essere suka e stira, comoda e
stabile. Non ha nulla a che vedere con le forme plastiche muscolose e atletiche
che si vedono in certi opuscoli pubblicitari. Se l’asana è solo una contorsione
di muscoli e nervi serve solo ai muscoli e ai nervi ma non al cuore e
all’anima. Per arrivare al cuore deve intervenire la consapevolezza che è
l’asana dell’anima. Ci sono vari gradi di consapevolezza così come ci sono
varie posizioni del corpo. Il corpo è solo l’impugnatura per utilizzare
l’attrezzo vero e proprio. Mi spiegò che la forma fisica del corpo ricalca la
forma energetica del corpo sottile, anticamente le posture venivano indicate
anche come mudra, cioè posizioni dell’intero corpo o di sue varie parti, che
articolano una certa forma energetica. Ad esempio, una chiave che entra solo
nella sua serratura e permette di accedere ad un particolare ambiente. Cosi
ogni asana o mudra aiuta ad accedere ad un particolare stato energetico
sottile. Se questo non avviene è solo salutare ginnastica -mens sana in corpore
sano-. Anche questo va bene ma lo yoga è qualcos’altro. Mi fece l’esempio di un
“screwdriver” cacciavite. Nonostante la sua intelligenza e la sua forza un uomo
non sarà mai in grado, senza l’ausilio di un semplice cacciavite, ne di avvitare
ne tanto meno svitare una semplice vite, o di piantare un semplice chiodo senza
un martello. Allo stesso modo l’asana rappresenta la qualità fisica
dell’attrezzo che utilizzato “con esperienza e consapevolezza” consente di
ottenere il risultato desiderato a livello energetico sottile.
Continuò dicendomi che praticando
regolarmente ogni giorno pazientemente, senza fretta, avrei cominciato presto a
percepire dei miglioramenti effettivi. Aggiunse anche che avrei soprattutto dovuto
stabilizzare e migliorare il mio umore oltre che la mia salute fisica perché la
maggioranza delle patologie nascono proprio dalla somatizzazione di vari
squilibri mentali.
Come disse Srila Prabhupada la malattia è
causata sopratutto da tre fattori: mancanza di igiene, alimentazione non
adeguata ma principalmente ansietà -squilibri mentali- di varia origine e natura.
Personalmente conoscevo ben poco a riguardo
della pratica yoga e nemmeno ci avevo pensavo molto perché spesso avevo sentito
affermare che per il devoto era solo tempo sprecato. Ma da chi ha sofferto a
causa di una salute cagionevole fin da bambino e che nonostante abbia
sperimentato varie terapie pur non ottenendo mai risultati importanti e
risolutivi, mi sento di affermare che dopo vari anni di un ritrovato benessere
psicofisico, tutto dipende dalla misericordia del Beato Signore, ma, aiutati
che Dio ti aiuta, se Gurusiva non mi avesse indicato il metodo e io non lo
avessi applicato con scrupolo adesso non saprei proprio in che condizioni mi
troverei.
Mi rendo conto che non è una pratica di facile
esecuzione il dover restare mezz’ora con le gambe all’aria poggiando solo sulla
testa in completo assorbimento “suka e stira, comodo e stabile” senza l’ausilio
di nessun attrezzo che invaliderebbe totalmente il risultato poichè non dipende
esclusivamente dall’assunzione della posizione capovolta, ma dagli infiniti
stimoli, sensazioni, pressioni, ecc, ecc, che vengono prodotti dalla esatta
postura “asana mudra” di sirsasana.
continua…
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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in
India e…
UNO YOGI GENTILE - Sesta ed ultima parte
Dopo un pranzo delizioso in compagnia di una
persona deliziosa giungemmo ai saluti e solo allora realizzai pienamente che l’invito
di Gurusiva era stato esclusivamente un gesto della sua sensibilità e
generosità nei miei confronti.
In un modo o nell’altro ci eravamo
incontrati e dovuto alla sua sensibilità semplicemente aveva deciso di darmi
una mano.
In realtà purtroppo, per il momento misi da
parte tutto subito, perché una volta arrivato nel Santo Dhama di Vrindavana per
trascorrervi il mese di Kartika, fui sommerso da un tale nettare che momentaneamente
scordai tutto. Mi ricordo ancora del meraviglioso Parikrama della collina
Govardhana assieme a tanti devoti provenienti da tutto il mondo guidati
amorevolmente da S.S. Sivaram Maharaja. E poi l’apparizione del Radhakunda e
l’immersione nelle sue dolcissime acque a mezzanotte che mi fece sperimentare
la sublime sensazione dell’amorevole abbraccio della più dolce fra tutte le Dee
Divine, Srimati Radharani. E l’immeritato servizio in cucina a lavare le
pentole di Sri Sri Radha Syamasundara di Sri Sri Krisna Balarama e Sri Sri
Gaura Nitai in compagnia di Bala Prabhu con il quale
trascorsi tutto il periodo della mia permanenza a Vrindavana. E poi la visita a tanti luoghi santi in compagnia dell’ancora giovane
ma già super entusiasta Dina Bandhu Prabhu.
Ritornato in Italia praticai sirsasana saltuariamente,
ma non riuscii proprio a farla diventare una sana abitudine. Gurusiva mi aveva
avvisato che avrei dovuto praticare pazientemente e con costanza senza
interruzioni per ottenere un reale beneficio. Ma non faceva proprio per me.
Pigrizia, incostanza, ma ancora di più il fatto che pensavo di non averne
bisogno nonostante tutti i miei problemi di salute. Fino a quando non mi
ritrovai in uno stato di vero e serio disagio psicofisico.
Io e mia moglie ceravamo appena trasferiti
dal Villaggio Hare Krishna qui a Sundaravana che si trova sulle pendici dei
monti Cimini vicinissimo al Lago di Vico. C’era una nuova casa da sistemare ed
io ce la misi proprio tutta. Fu in quei giorni che grazie alla nuovissima
tecnologia dei lettori mp3 iniziai ad ascoltare regolarmente per ore e ore la Krishna katha e questa
semplice e sublime attività mi riempì il cuore di gioia, ma non il corpo. Non
riuscivo più ad alzarmi presto al mattino, provavo un forte disagio psicofisico
costante e questo andò avanti per tre lunghissimi anni trascorsi sperimentando
varie terapie che risultarono praticamente inutili.
Nel 2007 ricominciai saltuariamente a
praticare sirsasana, ma anche questa volta non riuscii a farla diventare una
pratica stabile. Dovevo soffrire ancora un pò!
Quanto è penosa l’esistenza umana per chi
non riesce a diventare il capitano della propria nave. Viene sballottato
costantemente qua e la dalle irrefrenabili onde del tempo. Non è che con questo
voglio dire che la pratica di un asana, qualunque essa sia possa risolvere i
problemi della vita. E’ un insieme di tanti fattori, decisioni giuste mantenute
con fermezza non per ego ma per amore.
Comunque eccomi qua, finalmente una briciola
della tanto agognata stabilità nella pratica mi ha
ispirato a voler condividere questa mia piccola esperienza. Ormai sono 5 anni
che pratico ogni mattina per circa mezz’ora ricavandone entusiasmo e
determinazione per impegnarmi con più serietà nella sadhana
quotidiana. Prima di scrivere queste righe ci ho riflettuto molto, ma poi ho
deciso di farlo perché qualcosa si è mosso davvero “eppur si muove” diceva qualcuno.
Per chi come me è soggetto a vari problemi di salute consiglio vivamente di
praticare con determinazione prima di tutto la Coscienza di Krishna che
tradotto significa diventare coscienti del fatto che non tutto è come sembra ma
c’è molto ma molto di più da scoprire. “Krishna è reale”. Lascio a voi il
piacere della scoperta. E poi apprendere con pazienza e continuità la postura
di sirsasana. E’ difficile, qualcuno dice che non è per tutti ma è una sola e per
me è stata ed è un ausilio insostituibile e indispensabile.
Haribol! Priyavrata dasa. Scritto a
Sundaravana nella primavera del 2014.
SRILA Prabhupada a
riguardo di sirsasana - Passeggiata mattutina - San Diego 27 luglio 1975
Mentre passeggiavamo in un prato, giungemmo vicino a un uomo
che stava dritto poggiandosi sulla testa. “E’ uno dei nostri?,” chiese
Prabhupada.
I devoti risposero ridendo: “No, è yoga.”
“Vuole essere immortale,” disse Ramesvara.
“No,” disse Prabhupada, “questo li mantiene in buona
salute.”
Tamala Krishna: “Va bene per il corpo?”
Prabhupada: “Sì, è chiamato sirsasana sedersi sulla testa.
Sirsasana, padmasana, yoga-sana, gli asana sono tanti.”
Tamala Krishna: “Noi non li pratichiamo.”
“Si, non abbiamo tempo da sottrarre al sonno,” disse
Prabhupada con sarcasmo. I devoti risero alla sua osservazione tagliente.
“Altrimenti,” Prabhupada continuò, “questo non è male. Questo non è male.
Mantiene in buona salute questo yoga-sana.