mercoledì 23 settembre 2015

COME HO IMPARATO SIRSASANA





UNO YOGI GENTILE - Prima parte

Nel mese di Settembre del 1984 mentre mi recavo a Vrindavana per festeggiare il mese di Karthika mi fermai a Nuova Delhi per partecipare al festival del Ratha yatra che si svolgeva vicino a Red Fort.
Arrivai nel primo pomeriggio alla grande area dove i devoti avevano installato vari pandals di supporto al festival dei carri che si sarebbe svolto nel tardo pomeriggio visto il caldo che c’era.
Misericordiosamente ancora prima di rendermi ben conto della situazione un giovane bramhacari mi corse incontro e mi chiese se potevo urgentemente aiutarlo.
Please, please can you help me! Can you help me!
Non potei fare altro che seguirlo fino ad un grande padiglione dove era stata allestita una cucina da campo. Velocemente mi presentò un signore distinto di mezza età che aveva un viso bellissimo, incorniciato da un sorriso divino. Il suo nome era Gurusiva e come mi dirà in seguito, durante il tempo che trascorsi in sua compagnia, solo da pochi mesi si era avvicinato ai devoti di Krishna.

Praticamente io e Gurusiva dovevamo confezionare dei piccoli contenitori di carta colorati riempiendoli con delle bustine contenenti varie misture alimentari di tutto un po’ donate da un agiato membro a vita quello stesso pomeriggio e che sarebbero state distribuite durante la sfilata dei carri del Ratha yatra.
Io rimasi totalmente incantato dall’eleganza, dalla gentilezza e potrei continuare ancora ed ancora ad elencare le affascinanti qualità di Gurusiva.
Con una grande quantità di contenitori da confezionare e seduti uno di fronte all’altro, se pur molto limitato dal mio inglese, meglio capito che parlato, iniziò per noi una brevissima, ma molto intensa e fruttuosa storia di amicizia, soprattutto per me.

Gurusiva abitava con il padre, ormai molto anziano non lontano dal Red Fort vicino alla riva della Yamuna in una zona immersa nel verde. Suo padre (come scoprirò più tardi) era stato un importante dirigente delle ferrovie Indiane.

Infatti non riuscivo a capacitarmi di come una distinta ed elegante persona come lui (indossava un lungo ed elegantissimo kurta finemente ricamato) potesse essere impegnato in un servizio così umile.

Ma lui volle sapere subito dell’Italia e di come vivesse la gente in un paese così: “pieno di storia, di sapere e di religiosità”. Se ben ricordo le sue parole esatte. In risposta gli raccontai del boom del movimento di Sri Caitanya in quegli anni in Italia, giunto fin lì esclusivamente per la misericordia di Srila Prabhupada e dei suoi primi discepoli, e di come nulla sembrasse impossibile, a quei tempi,  per i devoti Italiani.

Cera qualcosa in Gurusiva che mi affascinava ma allo stesso tempo mi metteva soggezione, non riuscivo a dargli un età precisa: i suoi gesti, i suoi movimenti erano quelli di un giovane e vigoroso uomo, invece il suo modo di parlare e soprattutto il suo sguardo intenso e penetrante erano quelli di un uomo maturo e saggio.

Non sapendo come cominciare, gli rivolsi la domanda più banale: che cosa fai nella vita?

Gurusiva in tutta risposta mi disse che non era facile rispondere alla mia domanda. Sembrava volesse dirmi: “non so se adesso ho voglia di parlati della mia vita”.
Eppure continuò dicendo che da alcuni mesi aveva iniziato a studiare la Bhagavad-gita così com’è di Srila Prabhupada e a frequentare i devoti di Krishna.
Mi disse anche che in passato aveva fatto parte di un gruppo di ricercatori e studiosi praticanti del sistema yoga che Patanjali aveva indicato nei suoi famosi Yogasutra.

continua…


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Alla fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Seconda parte
Adesso mi era tutto chiaro, Gurusiva non poteva essere una persona qualunque!
Comunque mi accorsi che voleva tagliare corto, non sembrava molto a suo agio nel parlare di se stesso e del suo passato.
Disse solo che aveva praticato a lungo arrivando però, solo a sfiorare ciò che aveva sperato tanto di trovare.
Poi un giorno avvenne l’incontro con la Bhagavad-gita così com’è di Srila Prabhupada ; “sembrava ci tenesse molto a dire: così com’è”. Mi raccontò di come un componente del suo gruppo di ricerca, come lui lo definì, stava esaminando, varie edizioni della Bhagavad-gita, fra le quali anche quella di Bhaktivedanta Swami e non sa spiegarsi come, il libro gli capitò fra le mani. Successe qualcosa, mi disse mentre sorrideva, tutto divenne più complicato! E scoppiò a ridere. "Non ero più sicuro del metodo di ricerca che stavamo seguendo. Poi dovetti tornare a casa per assistere il mio anziano padre negli ultimi giorni della sua vita terrena. A quel punto incontrai i devoti che mi introdussero alla coscienza di Krishna e alla recitazione del Santo Nome del Signore Sri Krishna".
Proprio in quel momento, da un’auto che si era fermata li vicino scesero alcuni devoti che si diressero verso di noi con l’espressione di bambini che ne hanno combinata una grossa e vogliono farsi perdonare. Io non potei capire cosa dicevano perché parlavano in Hindi, ma potei comprendere che erano mortificati nel vedere Gurusiva impegnato in una attività così umile. Capii che ciò che il giovane e inesperto brahmacari aveva fatto con me lo aveva fatto in precedenza anche con Gurusiva. Essendo le prime ore del pomeriggio evidentemente nessun devoto che conoscesse Gurusiva personalmente era presente così quel nuovo brahmacari super entusiasta aveva avuto campo libero e Gurusiva umile e gentile come era non aveva saputo rifiutare la sua urgente richiesta d’aiuto.
Immediatamente realizzai che non avrei mai potuto conoscere così facilmente una persona come lui se non fosse stato per quel arrangiamento speciale.
Durante la sfilata dei carri ogni tanto lo rividi sempre con quel suo sorriso felice e misterioso.
Terminato il Ratha yatra, nella grande radura antistante il Forte Rosso “chiamato cosi perché edificato interamente con pietra arenaria rossastra” venne distribuito il prasada seguito da uno spettacolo di danza e musica tradizionale.
Mi trovavo in compagnia di altri devoti seduto sul prato discutendo piacevolmente quando mi sentii poggiare una mano sulla spalla. Era Gurusiva. Mi fisso con quel suo sguardo penetrante ma gentile e mi chiese: domani sei ancora a Nuova Delhi? Si risposi io!
(In realtà avevo già programmato di partire con l’autobus diretto a Vrindavana il mattino seguente ma fu tale la sorpresa di rivedere Gurusiva che risposi di si in modo automatico).
"Perché domani in mattinata non vieni a trovarmi? C’è la moglie dell’assistente di mio padre che è una cuoca bravissima e molto devota, vorrei farti assaggiare la vera cucina Indiana così poi mi potrai dire se quella Italiana è ancora la migliore".
Incredulo ma felicissimo accettai senza esitare il suo invito.
Gurusiva mi scrisse l’indirizzo e mi spiego cosa dire al taxista per arrivare senza problemi alla sua residenza.
E’ detto: chi si abbandona al divino volere verrà immediatamente ricompensato. Evidentemente dovuto al fatto che, se pur appena giunto in India, appena giunto in quel luogo per partecipare al festival del Ratha yatra, ma subito catturato e impegnato nel nettareo servizio devozionale al Signore e ai Suoi devoti, la ricompensa era giunta inaspettata e immediata.
continua…

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Terza parte

Alloggiavo a Connaught Place e da li presi un taxi alle 10 circa del mattino seguente diretto nella zona di P&T Colony accanto alla riva della Yamuna nelle vicinanze di Red Fort.

In pochi minuti arrivammo in una zona residenziale con molti alberi e tanto verde che era stranamente molto ordinata e pulita. Il taxi si fermò davanti ad un grande cancello. Suonai il campanello e pochi istanti dopo un anziano signore mi aprì dandomi il benvenuto. In un attimo fui proiettato in un altro mondo. Gurusiva era poco distante e appena mi vide mi fece un cenno venendomi incontro congiungendo le mani in segno di benvenuto.

Mi fece accomodare sotto a un grande pergolato di bouganville multicolori e mi offrì una fresca e gustosissima bevanda dissetante.
Volle assolutamente che gli raccontassi come era la vita di un devoto di Krishna all’interno di una comunità che si trovava in uno dei luoghi più famosi al mondo per cultura ed arte. Gli dissi che in quel periodo vari artisti da tutto il mondo erano arrivati a Villa Vrindavana per cogliere lo spirito artistico e spirituale di quei luoghi che avevano visto nascere uno dei periodi più luminosi che l’umanità avesse conosciuto. Mi chiese se anch’io fossi un artista: l’ego mi sali alle stelle e risposi di no ma che in certe occasioni mi era capitato di collaborare con loro, infatti gli raccontai che avevo costruito per loro enormi cavalletti da pittore usando il profumatissimo legno dei nostri cipressi Toscani e che avevo anche ricevuto l’immeritata benedizione di poter scolpire le grandi divinità di Sri Jagannatha, Sri Baladeva e di Srimati Subadra Maharani per il nostro altare di Villa Vrindavana.

Capii subito dalla sua espressione sorniona che Gurusiva mi aveva inquadrato benissimo ma in un modo o nell’atro mi aveva preso in simpatia; questo fa parte dell’inconcepibile diletto del Signore.

Fino a questo punto ho preferito descrivere anche i contorni delle varie situazioni per poter meglio entrare nella parte essenziale di questo mio racconto che vorrei adesso continuare in modo più sintetico.

Scoprii che Gurusiva aveva 72 anni! Non ne dimostrava più di 60 tanto il suo aspetto era giovanile e pieno d’energia. Aveva fatto parte per più di trent’anni di una comunità di yogi e ricercatori che praticavano o meglio cercavano di verificare l’attuabilità pratica e l’attendibilità scientifica degli insegnamenti contenuti nel  famoso trattato yogasutra di Patanjali.
Mi disse che non si era mai sentito veramente e completamente soddisfatto dei risultati ottenuti, e soprattutto ora che aveva iniziato un approfondito studio della Bhagavad-gita di Srila Prabhupada si era reso conto di aver ottenuto solo una parvenza di quella realizzazione che aveva inseguito a lungo e che aveva tanto sperato di ottenere. Nonostante ciò affermò con ferma convinzione che la parte pratica “esecuzione degli yoga asana e pranayama” aveva rivelato risultati inaspettati ed estremamente positivi a livello psicofisico.

Ora che si era avvicinato alla coscienza di Krishna aveva dovuto fare alcuni arrangiamenti per poter coltivare sia l’una che l’altra. Mi disse che ogni mattina prima di ogni altra cosa, a parte le abluzioni, praticava per il periodo di 2 danda “48 minuti” principalmente “sirsasana e viparita karani mudra” seguite da una brevissima serie di esercizi di mantenimento. Poi si impegnava con rinnovato entusiasmo nella sadhana quotidiana.

Mi ricordo molto bene che per un attimo, che a me sembrò interminabile poiché mi sentii completamente messo a nudo, mi fisso con intensità dritto negli occhi e mi disse che anche il benessere psicofisico era molto importante sulla via del progresso spirituale; “La tua salute sembra essere un po’ cagionevole e purtroppo ho notato che anche tanti altri devoti mostrano vari problemi analoghi”.

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Quarta parte

Gurusiva continuò spiegandomi che osservando i grandi santi e asceti dell’India antica si poteva notare che nonostante possedessero una costituzione apparentemente esile in realtà erano perfettamente in salute e colmi di energia. Questo era dovuto principalmente alle loro pratiche regolate e regolari, al controllo dei sensi e della mente e alla fortissima motivazione che li sosteneva verso il raggiungimento del loro scopo ultimo. Oggi tutto questo sembra essere molto più difficile e solo quei pochi che riescono a sviluppare un intenso e genuino desiderio per progredire non per ego ma mossi da un sincero sentimento di riconoscenza e di devozione, riescono a mantenere questo delicato ed essenziale equilibrio. Per una persona fragile nel corpo e nella mente ottenere questo equilibrio è pressochè impossibile. Poi sorridendo continuò dicendo: comunque ho letto recentemente Srila Prabhupada affermare che per il devoto di Krishna la parola impossibile non esiste, quindi!

Non è facile spiegare come mi sentii in quel momento. C’è stato un periodo della mia vita, prima di unirmi al movimento, che assumevo quasi più medicine di quello che mangiavo! Sono nato il 27 Dicembre del 1951 in una notte innevata e gelida alle 4 del mattino in una antica fattoria della bassa pianura Modenese. A qui tempi non esisteva riscaldamento, così appena nato il mio piccolo corpo divenne gelido e si ammalò. Una volta cresciuto non passava occasione in cui mia zia Delfina vedendomi dicesse a tutti i presenti in stretto dialetto Modenese (ato salva mì, ato salva mì) “ti ho salvato io, ti ho salvato io” e raccontava tutta eccitata che nonostante pesassi 5 kg alla nascita, -ero il settimo figlio di mia madre che mi ha allattato fino a 5 anni- ero gelido per il freddo che c’era quella notte in casa. Così mi strinse sul suo ventre caldo per tutta la notte salvandomi di certo la vita. Purtroppo questo non mi impedì di contrarre una fortissima broncopolmonite. Ho trascorso mesi e mesi durante gli anni della mia giovinezza in ospedale per curarmi.

Gurusiva mi mise una mano sulla spalla amichevolmente per incoraggiarmi dicendomi: “tu hai il corpo e la fisionomia di uno yogi perché non pratichi un po’ di yoga? Lo so che per i devoti la cosa più importante è il canto del Santo Nome ma un po’ di yoga non ostacolerà di certo la tua pratica spirituale regolata”.

Come avrei desiderato avere un registratore per conservare tutti i preziosi suggerimenti che mi diede, purtroppo nel 1984 non era disponibile la tecnologia di oggi. Comunque quello che pazientemente mi indicò fu più che sufficiente ad aiutarmi per far migliorare notevolmente la mia salute psicofisica e il mio entusiasmo.

Per un devoto la vera sorgente di ispirazione e di cambiamento non è niente altro che la via dell’amore e devozione verso il Signore e i Suoi amati servitori.
Se c’è anche solo una briciola di buono in me lo devo soprattutto alla fortuna che il Beato Signore mi ha dato nel provare grande piacere nell’ascoltare infaticabilmente e con entusiasmo ogni giorno dalla diretta voce dei Suoi cari e amati servitori narrare le Sue infinite glorie. Tutto ciò che ho appreso è dovuto soprattutto a questa attività che in modo costante ho portato avanti con grande soddisfazione e determinazione. Ma permettetemi anche di dire che negli anni addietro, quando la mia salute era molto più malferma, non riuscivo a seguire sufficientemente bene in modo regolato e continuo le mie pratiche spirituali.

Gurusiva mi spiego che con la semplice pratica quotidiana della postura sirsasana per la durata di un danda e mezzo, 32 minuti, fino ad un minimo di 1 danda, 24 minuti, (la perfezione, come viene affermato anche nella “Gheranda Samhita” sarebbe di 2 danda (48 minuti) al mattino e 2 danda al pomeriggio, ma ciò è praticamente impossibile per noi comuni mortali), imparando a concentrare la mente attraverso l’ascolto attento del suono trascendentale, -l’ascolto attento aiuta a controllare le normali funzioni della mente decongestionandola e stabilizzandola-, avrei potuto migliorare notevolmente le mie condizioni psicofisiche.
Mi spiegò ulteriormente che sirsasana, fra le sue tante caratteristiche, stimola il nervo vago che è il più importante dei nervi cranici che si dirama nei principali organi del corpo e che influenza notevolmente le condizioni energetiche e dell’umore e che dovuto al capovolgimento dell’intero corpo rinnova il lento e quasi stagnante denso flusso sanguigno del basso ventre e genera un azione ipertonica in tutta la corteccia celebrale super irrorandola di sangue e quindi di ossigeno fresco, generando un diffuso senso di soddisfazione e benessere.

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Quinta parte

A quel punto Gurusiva mi invitò a seguirlo. Entrammo da un grande portale che immetteva in un ambiente dal pavimento di legno scuro e liscio con le pareti interamente decorate con tinte molto tenui e delicate. Una di queste pareti era formata da una enorme vetrata trasparente che si affacciava su un idilliaco giardinetto verdeggiante che ricordava lo stile dei giardini Giapponesi con i suoi alti bambù, piante molto curate e fiori di ogni tipo disposti in aiuole ordinate limitate da sentieri di candidi ciottoli tondeggianti.  Mentre ero ancora assorto nella contemplazione di quel luogo così particolare e straordinario Gurusiva mi disse che era qui che svolgeva il suo sadhana. Sistemò una stuoia a terra e poi prese una cosa che somigliava ad una ciambella con il buco e la poggiò sulla stuoia. Poi si avvicino ad un tavolinetto poggiato al muro e da un piccolo contenitore con l’aiuto di un cucchiaino si verso qualche goccia d’acqua prima sulle mani poi sui piedi quindi sulla testa, poi congiunse le mani rimanendo immobile per qualche attimo sussurrando dei mantra, quindi semplicemente si piegò in avanti mettendosi dritto sulla testa poggiata al centro di quel particolare cuscinetto a forma di ciambella rimanendo completamente immobile. Non ricordo quanto tempo passo ma sicuramente non più di 5 minuti durante i quali vidi qualcosa di incredibile. Ad un certo punto, sempre mantenendo gli occhi chiusi, sciolse le mani da dietro la nuca e alzò le braccia poggiandole ai fianchi restando in equilibrio solo sulla testa senza compiere nessun movimento di aggiustamento. Sul suo viso non apparve nessuna smorfia o altro, per un attimo mi sembrò che lui fosse dritto in piedi e io capovolto tanto sembrava essere tutto così naturale.

Una volta che si fu rialzato mi disse la famosa frase a riguardo delle asana: l’asana deve essere suka e stira, comoda e stabile. Non ha nulla a che vedere con le forme plastiche muscolose e atletiche che si vedono in certi opuscoli pubblicitari. Se l’asana è solo una contorsione di muscoli e nervi serve solo ai muscoli e ai nervi ma non al cuore e all’anima. Per arrivare al cuore deve intervenire la consapevolezza che è l’asana dell’anima. Ci sono vari gradi di consapevolezza così come ci sono varie posizioni del corpo. Il corpo è solo l’impugnatura per utilizzare l’attrezzo vero e proprio. Mi spiegò che la forma fisica del corpo ricalca la forma energetica del corpo sottile, anticamente le posture venivano indicate anche come mudra, cioè posizioni dell’intero corpo o di sue varie parti, che articolano una certa forma energetica. Ad esempio, una chiave che entra solo nella sua serratura e permette di accedere ad un particolare ambiente. Cosi ogni asana o mudra aiuta ad accedere ad un particolare stato energetico sottile. Se questo non avviene è solo salutare ginnastica -mens sana in corpore sano-. Anche questo va bene ma lo yoga è qualcos’altro. Mi fece l’esempio di un “screwdriver” cacciavite. Nonostante la sua intelligenza e la sua forza un uomo non sarà mai in grado, senza l’ausilio di un semplice cacciavite, ne di avvitare ne tanto meno svitare una semplice vite, o di piantare un semplice chiodo senza un martello. Allo stesso modo l’asana rappresenta la qualità fisica dell’attrezzo che utilizzato “con esperienza e consapevolezza” consente di ottenere il risultato desiderato a livello energetico sottile.

Continuò dicendomi che praticando regolarmente ogni giorno pazientemente, senza fretta, avrei cominciato presto a percepire dei miglioramenti effettivi. Aggiunse anche che avrei soprattutto dovuto stabilizzare e migliorare il mio umore oltre che la mia salute fisica perché la maggioranza delle patologie nascono proprio dalla somatizzazione di vari squilibri mentali.
Come disse Srila Prabhupada la malattia è causata sopratutto da tre fattori: mancanza di igiene, alimentazione non adeguata ma principalmente ansietà -squilibri mentali- di varia origine e natura.

Personalmente conoscevo ben poco a riguardo della pratica yoga e nemmeno ci avevo pensavo molto perché spesso avevo sentito affermare che per il devoto era solo tempo sprecato. Ma da chi ha sofferto a causa di una salute cagionevole fin da bambino e che nonostante abbia sperimentato varie terapie pur non ottenendo mai risultati importanti e risolutivi, mi sento di affermare che dopo vari anni di un ritrovato benessere psicofisico, tutto dipende dalla misericordia del Beato Signore, ma, aiutati che Dio ti aiuta, se Gurusiva non mi avesse indicato il metodo e io non lo avessi applicato con scrupolo adesso non saprei proprio in che condizioni mi troverei.

Mi rendo conto che non è una pratica di facile esecuzione il dover restare mezz’ora con le gambe all’aria poggiando solo sulla testa in completo assorbimento “suka e stira, comodo e stabile” senza l’ausilio di nessun attrezzo che invaliderebbe totalmente il risultato poichè non dipende esclusivamente dall’assunzione della posizione capovolta, ma dagli infiniti stimoli, sensazioni, pressioni, ecc, ecc, che vengono prodotti dalla esatta postura “asana mudra” di sirsasana.

continua…

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Verso la fine del mese di Settembre di 33 anni fa arrivai in India e…

UNO YOGI GENTILE - Sesta ed ultima parte

Dopo un pranzo delizioso in compagnia di una persona deliziosa giungemmo ai saluti e solo allora realizzai pienamente che l’invito di Gurusiva era stato esclusivamente un gesto della sua sensibilità e generosità nei miei confronti.
In un modo o nell’altro ci eravamo incontrati e dovuto alla sua sensibilità semplicemente aveva deciso di darmi una mano.

In realtà purtroppo, per il momento misi da parte tutto subito, perché una volta arrivato nel Santo Dhama di Vrindavana per trascorrervi il mese di Kartika, fui sommerso da un tale nettare che momentaneamente scordai tutto. Mi ricordo ancora del meraviglioso Parikrama della collina Govardhana assieme a tanti devoti provenienti da tutto il mondo guidati amorevolmente da S.S. Sivaram Maharaja. E poi l’apparizione del Radhakunda e l’immersione nelle sue dolcissime acque a mezzanotte che mi fece sperimentare la sublime sensazione dell’amorevole abbraccio della più dolce fra tutte le Dee Divine, Srimati Radharani. E l’immeritato servizio in cucina a lavare le pentole di Sri Sri Radha Syamasundara di Sri Sri Krisna Balarama e Sri Sri Gaura Nitai in compagnia di Bala Prabhu con il quale trascorsi tutto il periodo della mia permanenza a Vrindavana. E poi la visita a tanti luoghi santi in compagnia dell’ancora giovane ma già super entusiasta Dina Bandhu Prabhu.

Ritornato in Italia praticai sirsasana saltuariamente, ma non riuscii proprio a farla diventare una sana abitudine. Gurusiva mi aveva avvisato che avrei dovuto praticare pazientemente e con costanza senza interruzioni per ottenere un reale beneficio. Ma non faceva proprio per me. Pigrizia, incostanza, ma ancora di più il fatto che pensavo di non averne bisogno nonostante tutti i miei problemi di salute. Fino a quando non mi ritrovai in uno stato di vero e serio disagio psicofisico.

Io e mia moglie ceravamo appena trasferiti dal Villaggio Hare Krishna qui a Sundaravana che si trova sulle pendici dei monti Cimini vicinissimo al Lago di Vico. C’era una nuova casa da sistemare ed io ce la misi proprio tutta. Fu in quei giorni che grazie alla nuovissima tecnologia dei lettori mp3 iniziai ad ascoltare regolarmente per ore e ore la Krishna katha e questa semplice e sublime attività mi riempì il cuore di gioia, ma non il corpo. Non riuscivo più ad alzarmi presto al mattino, provavo un forte disagio psicofisico costante e questo andò avanti per tre lunghissimi anni trascorsi sperimentando varie terapie che risultarono praticamente inutili.

Nel 2007 ricominciai saltuariamente a praticare sirsasana, ma anche questa volta non riuscii a farla diventare una pratica stabile. Dovevo soffrire ancora un pò!
Quanto è penosa l’esistenza umana per chi non riesce a diventare il capitano della propria nave. Viene sballottato costantemente qua e la dalle irrefrenabili onde del tempo. Non è che con questo voglio dire che la pratica di un asana, qualunque essa sia possa risolvere i problemi della vita. E’ un insieme di tanti fattori, decisioni giuste mantenute con fermezza non per ego ma per amore.

Comunque eccomi qua, finalmente una briciola della tanto agognata stabilità nella pratica mi ha ispirato a voler condividere questa mia piccola esperienza. Ormai sono 5 anni che pratico ogni mattina per circa mezz’ora ricavandone entusiasmo e determinazione per impegnarmi con più serietà nella sadhana quotidiana. Prima di scrivere queste righe ci ho riflettuto molto, ma poi ho deciso di farlo perché qualcosa si è mosso davvero “eppur si muove” diceva qualcuno. Per chi come me è soggetto a vari problemi di salute consiglio vivamente di praticare con determinazione prima di tutto la Coscienza di Krishna che tradotto significa diventare coscienti del fatto che non tutto è come sembra ma c’è molto ma molto di più da scoprire. “Krishna è reale”. Lascio a voi il piacere della scoperta. E poi apprendere con pazienza e continuità la postura di sirsasana. E’ difficile, qualcuno dice che non è per tutti ma è una sola e per me è stata ed è un ausilio insostituibile e indispensabile.

Haribol! Priyavrata dasa. Scritto a Sundaravana nella primavera del 2014.


SRILA Prabhupada a riguardo di sirsasana - Passeggiata mattutina - San Diego 27 luglio 1975

Mentre passeggiavamo in un prato, giungemmo vicino a un uomo che stava dritto poggiandosi sulla testa. “E’ uno dei nostri?,” chiese Prabhupada.
I devoti risposero ridendo: “No, è yoga.”
“Vuole essere immortale,” disse Ramesvara.
“No,” disse Prabhupada, “questo li mantiene in buona salute.”
Tamala Krishna: “Va bene per il corpo?”
Prabhupada: “Sì, è chiamato sirsasana sedersi sulla testa. Sirsasana, padmasana, yoga-sana, gli asana sono tanti.”
Tamala Krishna: “Noi non li pratichiamo.”
“Si, non abbiamo tempo da sottrarre al sonno,” disse Prabhupada con sarcasmo. I devoti risero alla sua osservazione tagliente. “Altrimenti,” Prabhupada continuò, “questo non è male. Questo non è male. Mantiene in buona salute questo yoga-sana.

domenica 24 agosto 2014

HATHA YOGA PRADIPIKA - Atha viparitakarani mudra "antico nome di sirsasana"



tatrasti karanam divyam suryasya mukhavañchanam
ghurupadesato jñeyam na tu sastrarthakotibhih

Sopra l'ombelico e sotto il palato, risiedono rispettivamente Surya e Chandra.
L'esercizio, chiamato Viparita Karani, si apprende seguendo le istruzioni del guru.


urdhvanabheradhastalorurdhvam bhanuradhah sasi
karani viparitakha ghuruvakyena labhyate

Questo esercizio aumenta il potere dell’assimilazione; di conseguenza, colui che lo pratica, dovrebbe rifornirsi di una grande quantità e varietà di cibo. Se il cibo sarà insufficiente, verrà bruciato in poco tempo.


nityamabhyasayuktasya jatharaghnivivardhani
aharo bahulastasya sampadyah sadhakasya cha

Poggiare la testa a terra e i piedi su verso il cielo, solo per il periodo di un momento nel primo giorno, aumentando poi quotidianamente questo tempo.

alpaharo yadi bhavedaghnirdahati tatkshanat
adhahsiraschordhvapadah kshanam syatprathame dine
kshanachcha kimchidadhikamabhyasechcha dine dine
valitam palitam chaiva shanmasordhvam na drsyate
yamamatram tu yo nityamabhyasetsa tu kalajit


Dopo sei mesi, le rughe e capelli grigi scompariranno. Colui che pratica quotidianamente, almeno per il periodo di due ore, sconfiggerà l’influenza del tempo.

Gheranda-samhita - Viparita Karani Mudra (antico nome di sirsasana), un antico segreto dello yoga




Nella pratica dello Hata-Yoga gli asana svolgono una funzione di grande importanza. Asana equivale a postura, posizione immobile. Alcuni testi affermano che gli asana sono ottantaquattro, dei quali sono trentadue quelli fondamentali. Moltissime sono invece le loro varianti. La tradizione indù parla di ottomilioniquattrocentomila asana e si attribuisce la loro creazione a Shiva. In molti testi di Hata-Yoga si raccomanda di praticare Viparita-Karani-Mudra, per ottenere effetti di straordinaria importanza.
In sanscrito il termine Viparita significa capovolto, rovesciato; Karani è azione, produzione; mentre Mudra ha molti significati, quali sigillo, segno di potere e forza, ma nello Yoga e nella danza classica indiana è un potere magico che si ottiene disponendo le dite delle mani, una parte o tutto il corpo in un atteggiamento particolare. Quindi Viparita Karani Mudra significa letteralmente “posizione capovolta che produce effetti straordinari“.

La Gheranda Samhita - afferma: 'Il plesso solare è situato all'ombelico, mentre la regione lunare si trova alla radice del palato. Il nettare distillato dalla luna - l'amrita - scende verso la parte inferiore del corpo e così si disperde e l'uomo muore.  "Ma più che di una morte esclusivamente fisica “certa per tutti, prima o poi” si intende una morte dell’entusiasmo, delle eccezionali capacità intellettuali, mentali, emozionali e soprattutto “capacità di amare” dell’uomo". Trattenere invece l'ombelico “il plesso solare” in alto e la ragione lunare in basso (come avviene durante la posizione capovolta) è l’intimo segreto dei Tantra.

Sirshasana, (lett. sirsa-testa e asana-posizione sedersi sulla testa) è la regina indiscussa delle posture, dagli eccezionali effetti.

Può non essere cosa semplice avvicinare la REGINA, di certo bisogna raffinare i propri costumi e acquisire un comportamento il più possibile “regale”, ma soprattutto superare certe idee preconcette sulla vera natura del “sublime”.
La pratica delle posizioni capovolte richiede un atteggiamento spirituale, coraggioso, aperto, il desiderio di un cambiamento radicale dell'orientamento personale, saper vedere le cose da un'altra angolazione: una sorta di inversione/conversione che conduce a diversi e nuovi piani di coscienza, sensazioni e sentimenti inesplorati talvolta sfiorati, ma poi, purtroppo abbandonati.
Una pratica che è al contempo una preziosa occasione per vincere la paura, per affrontare le cose a proprio modo e aumentare la consapevolezza di se stessi.

Saldi e imperturbabili nello splendido isolamento della posizione capovolta, padroni fino in fondo del nostro respiro, possiamo finalmente abbandonarci a un benessere esaltante, a una leggerezza mai provata, a un sentimento di sicurezza che concerne ogni aspetto della nostra personalità.

Per sua natura la “REGINA” pone alcune condizioni “sine qua non” per farsi conoscere: non è consigliabile a chi soffre di disturbi cardiovascolari, di glaucoma, retinopatia, otite, osteoporosi e a coloro che non abbiano preventivamente lavorato su tutto il sistema muscolare che deve garantire forza e stabilità.

Non bisogna avere fretta di raggiungere subito la “vetta”, ma coscienziosamente e con cura attuare una adeguata strategia che ci conduca vittoriosi e senza danni collaterali alla meta.
Dopodiché a voi il piacere di stare in equilibrio sulla testa, continuando ad inspirare ed espirare a lungo, mantenendo lo sguardo fisso sull’ideale punto centrale fra gli occhi, meditando profondamente sul mantra, con la mente stabile e priva di distrazioni e assaporare così il gusto di una vittoria su “la parte poco volitiva” di voi stessi mentre il cervello riceverà un ottimo apporto di sangue fresco e ossigenato.

Dobbiamo praticare sirshasana ogni giorno!
All'inizio 1-2 minuti, poi gradatamente, quando ci sentiremo più sicuri, 10-15 minuti, senza difficoltà, fino ad arrivare a 20-25 minuti, con grande gioia, e con infinito benessere.
Per i più determinati, tenere la posizione 1 ora o più al giorno significa sconfiggere la morte' assicurano i testi antichi.
"Ma attenzione, si allude a un'altra morte, a quell'idea della morte che ci fa pensare che 'noi siamo qui e basta' e che con la morte del corpo finisce tutto". 
Ciò che facciamo oggi per la nostra evoluzione traccia il sentiero che percorreremo nel futuro.
 

venerdì 22 agosto 2014

SIRSASANA DHARANA la suprema regina delle asana

Durante un programma in un centro yoga mi venne chiesto se oltre alla pratica inerente al bhakti yoga, mi impegnassi anche in qualche altra forma di yoga.
Risposi che da circa 20 anni praticavo un asana in particolare. Una sola mi chiesero? Sì una sola, ma è quella che viene definita come la regina
di tutte le asana, cioè sirsasana che nel corso del tempo "attraverso un lungo perfezionamento” avevo trasformato in “sirsasana dharana” cioè concentrazione meditativa nella postura di sirsasana “seduto sulla testa”.
Tutto ciò era nato da una semplice constatazione: “Perché non approfittare di quel tempo così prezioso, colmo di intensità emotiva e contemplativa e invece di concentrarsi solo sul ritmo respiratorio, cioè inalare ed esalare, meditare anche sul dolcissimo e potentissimo mantra Hare Krishna”. Espiravo e mentalmente cantavo – Hare Krishna – esalavo – Hare Krishna – inspiravo – Krishna Krishna – esalavo – Hare Hare – inspiravo – Hare Rama – esalavo – Hare Rama – inspiravo – Rama Rama – espiravo – Hare Hare. Così facendo se si sarà in grado di assorbirsi completamente sul mantra estraniandosi dalla realtà esterna si potrà accedere ad uno stato di profondo benessere rigenerativo.
Una
regolare pratica quotidiana di 30 minuti di sirsasana a detta di tutte le principali scuole yoga offre benefici enormi, che dire se abbinata alla concentrazione e contemplazione meditativa.
L’ostacolo più grande da superare è che per ottenere un buon risultato bisogna imparare a mantenersi in equilibrio senza nessuna distrazione e completamente rilassati per almeno 25 minuti consecutivi ogni giorno, preferibilmente al mattino.
Io personalmente dopo circa 20 anni di pratica dei quali i primi 15 non costanti ma negli ultimi 5 divenuti regolari e costanti riesco a praticare per 30,40 minuti per seduta in completo assorbimento.
Questo mi stupisce non poco perché ho scoperto che solo pochi riescono a mantenere per un periodo così lungo questa asana, ma fin dall’inizio mi è sempre riuscito estremamente facile e naturale.
Il miglioramento psicofisico che ne deriva è notevole. Ma soprattutto il beneficio mentale e oserei dire di ottimismo spirituale è eccezionale. Ciò che si sperimenta durante la meditazione nella posizione di sirsasana è inspiegabile bisogna provarlo personalmente.
So bene che non è per tutti e che richiede certamente una predisposizione particolare ma ritengo anche che chi seriamente e regolarmente si impegni potrà ottenere un risultato soddisfacente. Del resto se posso farlo io chiunque può farlo meglio di me.

COME INIZIARE


Prima di accingervi a eseguire Sirsasana convincetevi che non si tratta di un'acrobazia né di un esercizio di forza. La maggiore difficoltà consiste nell'assumere la corretta posizione iniziale e mantenerla per alcuni secondi. Poi aumentare il tempo progressivamente per fortificare il collo e la nuca e abituare il cervello a ricevere un maggior flusso di sangue. Sappiate che la posizione preparatoria procura già - anche se molto attenuati - tutti gli effetti desiderati. Siate scrupolosi nell'assumere la corretta posizione della testa e delle mani.
Se dovete praticare su una base dura, potete utilizzare una coperta piegata ma non un cuscino perché è troppo alto e troppo morbido.

CAUTELE O CONTROINDICAZIONI

Le controindicazioni alla posizione sulla testa sono meno numerose e meno draconiane di quanto si possa immaginare. L'esperienza ha dimostrato che sono rari i casi di divieto assoluto.
Il novanta per cento delle persone è in grado di praticare questa asana. È sempre questione di misura e di buon senso.
L'astensione è consigliata nei casi di arteriosclerosi, angiosclerosi, aneurisma e ipertensione accentuata. Quando le condizioni fisiologiche non sono ideali il praticante avverte sintomi premonitori eloquenti. Se la posizione sulla testa provoca una forte emicrania, bisogna rinunciare, almeno temporaneamente. Il ronzio negli orecchi che aumenta dopo ogni tentativo consiglia la prudenza. Se il sibilo o il ronzio è percepito al primo tentativo, ma subito si attenua, non deve preoccupare. Lo stato di ipotensione può essere dannoso quando la pressione endoarteriosa allo sfigmomanometro non raggiunge il valore di 90. Lievi e passeggere vertigini possono essere causate dal ritorno troppo rapido alla stazione eretta.
Dopo la posizione è SEMPRE NECESSARIO una volta tornati in ginocchio non alzarsi bruscamente ma porre un pugno chiuso sopra l'altro ed appoggiarvi la fronte per 30 secondi o fino a quando si sente che il flusso circolatorio è tornato alla normalità.
Importante: se sirsasana è praticata male può produrre una sensazione di soffocamento. Sono da evitare gli sforzi violenti per raggiungere la posizione e l'inconscio arresto del respiro. Non forzare mai e continuare sempre a respirare normalmente attraverso il naso o la bocca per tutta la durata della postura. Per evitare qualunque rischio, eseguire dapprima gli esercizi preparatori che rinforzano la muscolatura del collo e predispongono il sistema vascolare del cervello all'imminente afflusso di sangue. Durante questi esercizi le gambe non vengono mai sollevate in verticale. E siccome la pressione è proporzionale all'altezza della colonna di liquido (ricordi di fisica ... ), rimarrete sempre nella zona di sicurezza.
Le persone minacciate da distacco della retina e quelle affette da vere malattie come la congiuntivite, il glaucoma, ecc, si asterranno da questa pratica. Invece la miopia, la presbiopia o l'astigmatismo sono semplici deformazioni dell'occhio che Shirshasana elimina facilmente.
Anche dopo la guarigione di otiti o altre affezioni infiammatorie dell'orecchio, bisogna astenersi per qualche tempo dalla pratica.

ESECUZIONE

Sirsasana, la posizione sulla testa, è senza dubbio la più celebre di tutte le posture yoga: tanto celebre che per il pubblico lo Yoga è quasi sinonimo di « mettersi seduti sulla testa ». Deve forse la sua fama alla insolita posizione, o perché gli yogi la considerano la regina delle asana? Che importa! Per coloro che non praticano lo Yoga è da insensati mettersi seduti sulla testa: « Rischiare di rompersi il collo. Ci mancherebbe altro. E non è forse cosa nociva avere il sangue alla testa? ». I neofiti occidentali, soprattutto i meno giovani, sono attratti dal carattere spettacolare e dai benefici effetti di sirsasana, ma restano spaventati dall'aspetto acrobatico della posizione che reputano non priva di pericoli.
Mantenere la posizione per un'ora intera ogni giorno significa sconfiggere la morte assicurano i testi antichi. Ma attenzione, si allude a un'altra morte, a quella idea della morte che ci fa pensare che noi siamo qui e basta e che con la morte del corpo finisce tutto. Mentre, assicurano i Maharishi “i grandi saggi” noi siamo eterni e ciò che stiamo facendo oggi per la nostra evoluzione segna il percorso che compiremo nel futuro. Noi pensiamo fermamente che se dovessimo praticare solo un' asana, sceglieremmo proprio sirsasana.
Perché dunque dobbiamo metterci sulla testa se abbiamo tanto faticato a imparare a tenerci in equilibrio sui piedi e se i nostri primi passi sono ricordati come un avvenimento importante della nostra vita?
La stazione eretta è propria dell'uomo; è un suo esclusivo appannaggio, è però complessa e delicata per quanto riguarda la colonna vertebrale e la circolazione del sangue.
Nei quadrupedi (cane e cavallo, per esempio) il corpo è disposto in senso parallelo rispetto al suolo e il peso è distribuito in modo uniforme. L'influenza sulla circolazione del sangue, che si svolge orizzontalmente, è trascurabile. Nell'uomo invece la circolazione è verticale e la forza di gravità occupa un ruolo determinante nella sua esplicazione.
Ne risente la circolazione venosa, soprattutto nelle parti al di sotto del cuore. In effetti, il sangue venoso per ritornare fino al cuore e ai polmoni deve vincere la gravità, aiutato anche dalle contrazioni muscolari che comprimendo le vene lo fanno ritornare, mentre le valvole ne impediscono il riflusso. Questa soluzione è soddisfacente per l'uomo che vive una vita naturale, che per sopravvivere deve usare tutte le sue energie muscolari. Ma il corpo dell'uomo che vive nelle nostre città e conduce vita sedentaria non è più capace di assicurarsi sufficienti contrazioni muscolari atte a realizzare una normale velocità della circolazione venosa da cui derivano le congestioni venose nelle gambe e specialmente nell'addome in cui il sangue ristagna alterando il buon funzionamento degli organi.
L'azione aspirante che esplicano i polmoni sulla circolazione del sangue venoso infatti non è sufficiente nei sedentari che respirano superficialmente.
Nelle parti al di sopra del cuore la forza di gravitazione facilita il ritorno del sangue venoso, ma ostacola la circolazione arteriosa di cui il cervello, grande consumatore di ossigeno, ha tanto bisogno.
Gli inconvenienti della stazione eretta non si limitano solo alla circolazione. Nell'animale gli organi addominali non subiscono spostamenti e non si abbassano (ptosi). Nell'uomo la posizione verticale è l'origine dei «reni fluttuanti», delle ptosi gastriche e intestinali, ecc, e causa di disturbi funzionali gravi.
Per questo logico motivo gli yogi consigliano vivamente la posizione sulla testa, che elimina immediatamente e infallibilmente gli inconvenienti della stazione eretta.

BENEFICI

Gli effetti della regina delle asana sono cosi numerosi e vari che non avremo certo l'ambizione di descriverli tutti. Esamineremo solo i principali senza perderci in molti particolari.
Colonna vertebrale: innanzi tutto consideriamo i suoi effetti sulla statica della colonna vertebrale. Nei paesi dove le donne vanno ancora ad attingere l'acqua con pesanti giare che portano sulla testa, si nota che la loro colonna vertebrale è perfetta e la loro andatura è elegante, sciolta e leggera. Portare un fardello in equilibrio sulla testa, comporta una certa posizione del cranio e della nuca che si ripercuote in tutta la colonna vertebrale. Nelle scuole per indossatrici le giovani per acquisire un'andatura graziosa si esercitano a camminare prima con un solo libro sulla testa, poi con più libri. Sirsasana genera automaticamente questi effetti, ma in modo grandioso poiché il cranio sostiene tutto il peso del corpo. La sua azione raggiunge la colonna vertebrale, specialmente l'articolazione della quinta vertebra lombare e del sacro sul quale riposa tutto l'edificio dello scheletro. La quinta vertebra lombare sostiene quasi tutto il peso del corpo umano. È dunque sottoposta. alla massima pressione e il suo disco è particolarmente vulnerabile. Immaginate quale prova deve sopportare per esempio durante una corsa o nell'equitazione. Nei quadrupedi, l'osso sacro serve a mantenere unito il bacino alla colonna vertebrale e non sopporta alcun peso.
In posizione di sirsasana le vertebre lombari sostengono solo il peso delle gambe e del bacino. Quando la postura sulla testa è praticata in perfetto equilibrio, automaticamente le vertebre lombari si pongono in posizione normale, giusta. Per questo motivo sirsasana elimina in pochi istanti i «mal di reni» causati dalla stazione eretta mantenuta troppo a lungo. Le vertebre cervicali, è pur vero, ricevono tutto il peso del corpo, ma per le persone che hanno una nuca normale non esiste alcun rischio.
Muscoli: durante la fase dinamica la muscolatura addominale e della schiena viene ad essere rafforzata insieme a quella delle braccia e del collo. Nella fase statica invece si cerca di eliminare ogni tensione muscolare.
Circolazione sanguigna: la posizione sulla testa produce i suoi effetti più importanti sulla circolazione. Sappiamo che la posizione verticale favorisce la stasi venosa in quelle parti del corpo situate al di sotto del livello del cuore, mentre nella parte al di sopra del cuore rallenta la circolazione arteriosa. Sirsasana inverte la situazione: la forza di gravità elimina le ipostasi venose delle gambe e degli organi addominali. Una grande quantità di sangue venoso viene immessa nuovamente nella circolazione e ritorna rapidamente al cuore. La quantità di sangue arterioso che circola nell'organismo dipende dalla circolazione venosa di ritorno e, se questa viene accelerata, i polmoni ricevono più sangue carico di tossine da purificare. Quindi la posizione sulla testa, accompagnata da profonde respirazioni, purifica l'organismo senza affaticare il cuore che continua a battere con calma e potenza. Cosi il sangue arterioso affluisce in abbondanza e con blanda pressione nel cervello, mentre per raggiungerlo nella posizione retta deve vincere la forza di gravità. Le vene delle gambe si riposano meglio che nella posizione orizzontale. Sirsasana previene le varici e le emorroidi; se siete predisposti contribuirà a impedirne l'aggravamento e persino a eliminarle progressivamente.
Sirsasana produce effetti sorprendenti sugli organi di senso: La vista migliora perché l'apparato visivo e la retina in particolare, grande consumatrice d'ossigeno, beneficia di un notevole afflusso di sangue arterioso. Per convincervi dell'efficacia prima e dopo la posizione di sirsasana, misurate la vista mediante una scala diottrica o altro mezzo idoneo. Constaterete sempre che dopo sirsasana le immagini sono più nitide. Anche l'udito è suscettibile di qualche miglioramento, grazie a sirsasana.
Organi addominali e ghiandole endocrine: oltre a rimettere in circolazione il sangue stagnante negli organi addominali, sirsasana decongestiona i visceri della parte bassa del ventre dove quasi sempre esiste una congestione permanente a causa della sedentarietà. I fastidi della prostata che torturano molti uomini dopo i cinquant'anni di età, sono aggravati se non provocati da questa congestione. Attraverso la posizione sulla testa la prostata riceve un sollievo immediato.
Anche gli organi genitali sono decongestionati. I visceri che hanno subito un abbassamento (reni, stomaco, intestini) riprendono il loro posto e la loro forma naturali. La pratica sistematica e l'allenamento progressivo permettono di raggiungere le permanenze consigliate per curare l'organismo (tre volte per la durata di cinque minuti, per un totale di un quarto d'ora al giorno circa).
Il più beneficiato da sirsasana è il sistema digerente e le sue ghiandole, in particolare il fegato che spesso soffre di congestioni nascoste. Se teniamo presente che tutto il sangue venoso proveniente dal sistema digerente attraversa il fegato, capiremo l'importanza di evitare ogni forma di congestione epatica. In questo organo la circolazione venosa condiziona quella arteriosa e non il contrario. Il deflusso del sangue venoso dal sistema digerente richiama quivi un afflusso di sangue arterioso che migliora le funzioni della digestione.
Durante la posizione sulla testa il fegato riceve un efficace massaggio, avendo la proprietà di essere molto comprimibile; si comprime totalmente in seguito alla pressione imposta dal diaframma, parete cartilaginoso-muscolare, che separa gli organi addominali dalla cavità toracica.
Nella posizione in piedi o seduta, durante le respirazioni profonde, il movimento del diaframma massaggia il fegato. Durante la posizione sulla testa questa azione diviene possente ed efficacissima perché nella inspirazione il diaframma si abbassa e spinge il fegato, comprimendolo, contro la massa delle viscere.
Anche la milza che è frequentemente congestionata beneficia dello stesso massaggio.
Cervello: prima di parlare degli effetti di sirsasana sul cervello, ricordiamo qualche cifra. Il cervello, gigantesco formicaio dove miliardi di cellule nervose vivono e lavorano, è l'organo più vascolarizzato dell'organismo umano e i suoi bisogni di sangue sono enormi rispetto a quelli degli altri organi o tessuti. Il cervello è irrigato quotidianamente da circa 2.000 litri di sangue: abbiamo detto duemila litri. I capillari sono dei piccoli vasi sanguigni intermediari tra le ultime diramazioni delle arterie e le radici delle vene dove circolano, tra 1 'altro, i globuli rossi. La loro lunghezza totale raggiunge i 100 .000 chilometri ( cfr. l' opera del dott. Salmanoff, Secret et sagesse du corps ). Un grammo di tessuto capillare contiene circa 8 metri di capillari; un grammo di materia bianca cerebrale ne contiene 300 metri, mentre la corteccia cerebrale, la famosa « materia grigia », ne raccoglie 1.000 metri. Pensate; per ogni grammo, un chilometro di vasi sanguigni viventi. Questi capillari sono molto sensibili alle variazioni di pressione. Se sono rilassati, lasciano facilmente passare i globuli, che altrimenti vi scorrono con molta difficoltà. Il sangue, durante sirsasana, aiutato dalla forza di gravità, affluisce in abbondanza nel cervello rigenerandolo letteralmente (la leggera pressione non reca alcun nocumento, salvo le debite cautele).
Sirsasana conserva o restituisce l'elasticità ai capillari. L' abbondante afflusso di sangue e la conseguente dilatazione dei capillari cerebrali contratti, elimina come per incanto la maggior parte delle emicranie e delle cefalee, senza ricorrere all'uso di medicinali.
Nota: Non confondere l'emicrania, che interessa solo una parte del capo, con la cefalea, che l'interessa tutto.
Sirsasana favorisce e stimola le funzioni intellettive. La memoria e la concentrazione migliorano, aumenta la resistenza alla fatica nervosa e molti stati di ansia e di nervosismo sono eliminati grazie alla sua pratica quotidiana. Ovviamente non può trasmutare l'idiota in un genio. Ma permette a ognuno di sfruttare meglio le proprie capacità intellettive. Il cranio racchiude l'ipofisi o ghiandola pituitaria insieme all'ipotalamo. La ghiandola pituitaria o ipofisi esercita una profonda influenza su tutto il sistema endocrino, quindi svolge un'azione regolatrice su tutto l'organismo. Sirsasana regola il metabolismo e contribuisce potentemente a mantenere l'organismo giovane.
L'ablazione, in fase sperimentale, della tiroide produce nell' animale un precoce invecchiamento e morte prematura. Le alterazioni patologiche di questa ghiandola causano il cretinismo.
Sirsasana ristabilisce dunque o conserva il giusto peso del corpo. Le persone troppo magre aumenteranno di peso mentre quelle troppo pingui lo perderanno molto facilmente.
Il cervelletto, questo sconosciuto, è un organo che ha il volume di un'arancia; è situato alla base del cervello, è collegato a tutti i centri motori volontari ed ha la funzione di coordinare i movimenti. L'animale privato del cervelletto rimane in vita e resta cosciente, non riesce però a coordinare i suoi movimenti e a mantenere l'equilibrio.
Il cervelletto, quindi, interviene specialmente nell'esecuzione delle posizioni d'equilibrio, come ad esempio sirsasana.
Respirazione: Sirsasana modifica radicalmente il modo di respirare. Difatti nella posizione capovolta la parte superiore dei polmoni assume la funzione di quella inferiore e viceversa.
Gli organi addominali premono sul diaframma e l'aria racchiusa nei polmoni, durante gli eventuali tempi di ritenzione del respiro, subisce una leggera pressione che schiude armoniosamente gli alveoli polmonari e favorisce il passaggio dell'ossigeno attraverso la loro membrana. L'espulsione di C02, grazie anche alle sue proprietà fisiche, avviene più facilmente.
Sirsasana agisce in particolar modo durante l'espirazione, fase importantissima dell'atto respiratorio. Una espirazione incompleta comporta la permanenza di aria viziata residua e tossica nei polmoni diminuendo la quantità d'aria che potrebbe essere inspirata. Ovviamente un recipiente può essere riempito solo nella misura in cui è stato precedentemente vuotato.
Sirsasana facilita l'espirazione totale con la pressione degli organi sul diaframma. Per questo motivo gli yogi affermano che conduce direttamente al pranayama, a condizione di respirare sempre attraverso il naso, se possibile. Infine, questa posizione è importante per la sua azione profilattica in quanto la ventilazione della parte alta dei polmoni immunizza dalla tubercolosi. Difatti il bacillo di Koch, responsabile ufficiale di questa malattia, muore a contatto dell'ossigeno e dell'aria. Se ognuno respirasse a fondo, si potrebbero sopprimere i sanatori o trasformarli in centri dove praticare lo Yoga!
Effetti: Sirsasana, migliorando la statica della colonna vertebrale, conferisce un portamento perfetto e un'andatura naturalmente sciolta e bella. Il maggior afflusso di sangue arterioso nutre la pelle del viso più della migliore crema contro le rughe, che nascono prima sulla fronte e poi agli angoli degli occhi, vicino alle tempie, nelle zone meno irrigate. Grazie a sirsasana la pelle ringiovanisce, si rigenera, le rughe incipienti scompaiono e il volto si fa bello ed espressivo.
La tradizione yogica afferma che i capelli rinascono se viene ripristinata l'irrigazione del sangue nel cuoio capelluto, condizione indispensabile a tutti i trattamenti contro la calvizie. I capelli grigi riavranno il loro colore giovanile dopo un anno di pratica di questa posizione che deve essere mantenuta per non meno di mezz'ora ogni giorno. Sirsasana aiuta a vincere l'insonnia e favorisce la circolazione sanguigna nei piedi. In effetti dopo aver mantenuto la posizione per qualche minuto e poi essere ritornati alla posizione normale, constaterete che i piedi si arrossano e sono caldi. I benefici di sirsasana non si limitano qui, ma preferiamo non tediarvi. Ricordate i principali e praticate l'asana. Fruirete di tutti gli effetti, compresi quelli che non abbiamo menzionato.